Due sono le misure che nel Pnrr si concentrano sul fotovoltaico in agricoltura. Una riguarda i Parchi Agrisolari, per la quale è stato pubblicato ad agosto 2022 un avviso con lo stanziamento di 1,5 miliardi di euro per l’installazione di pannelli ad energia solare sui tetti di edifici ad uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico, agroindustriale. L’altra riguarda lo sviluppo agrivoltaico, dove è stanziato oltre un miliardo di euro per l’installazione di impianti progettati in modo tale da permettere la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale sul sito di installazione. L’obiettivo indicato nel Pnrr è di installare, a regime, una capacità produttiva da impianti agro-fotovoltaici di 1,04 GW, che produrrebbe circa 1.300 GWh annui, con riduzione delle emissioni di gas serra stimabile in circa 0,8 milioni di tonnellate di CO2.
Vediamo più da vicino le caratteristiche e i vantaggi, per le aziende, di questi impianti agrivoltaici.
COS’È UN IMPIANTO AGRIVOLTAICO
Il sistema agrivoltaico è progettato e realizzato con una configurazione spaziale che consente la migliore integrazione possibile fra la capacità di produzione elettrica e la continuità dell’attività agricola e pastorale nei terreni sui quali l’impianto insiste. La presenza dell’impianto, quindi, caratterizzato da moduli elevati da terra, non compromette ma piuttosto valorizza e ottimizza le potenzialità produttive dell’azienda. A questa sostanziale caratteristica, che qualifica e differenzia questi impianti rispetto al classico fotovoltaico a terra che comporta un consumo di suolo, si aggiunge l’implementazione di soluzioni tecnologiche per il monitoraggio dell’impatto che l’impianto ha in particolare sulla resa delle colture e la fertilità del suolo. La presenza di tutte queste caratteristiche è necessaria per l’accesso ai contributi del Pnrr.
Sono due le principali tipologie di sistemi agrivoltaici:
- elevati da terra
- interfilari
Nel primo caso gli impianti sono rialzati dal suolo con altezze variabili in base alle attività colturali o pastorizie che hanno luogo sul terreno e sono realizzati tenendo anche conto del passaggio di mezzi agricoli. Nei sistemi interfilari, invece, l’attività agricola e zootecnica si svolge tra le file di pannelli.
Le caratteristiche minime e i requisiti che un impianto agrivoltaico deve possedere sono stati definiti in dettaglio in un documento pubblicato dal Ministero della transizione ecologica (lo trovi qui) e realizzato da un gruppo di lavoro composto da CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), da ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e da GSE (Gestore dei servizi energetici).
I VANTAGGI PER LE AZIENDE AGRICOLE
L’investimento nello sviluppo dell’agrivoltaico ha un evidente impatto non solo in termini di sostenibilità ambientale ma anche di sostegno alla redditività agricola e quindi alla competitività delle aziende che implementano tali soluzioni. In sintesi tali impianti permettono:
- di abbattere i costi di approvvigionamento energetico, che incidono mediamente per oltre il 20% sui costi variabili delle aziende. Un’incidenza che, a causa del caro energia, è in costante aumento;
- di migliorare la resa produttiva dell’azienda grazie al fatto che le soluzioni tecnologiche implementate con tali impianti garantiscono una migliore protezione delle colture dagli eventi atmosferici e una migliore stabilità delle condizioni microclimatiche e di fertilità del terreno ottimali per l’attività agricola e zootecnica.
Inoltre, l’installazione di impianti agrivoltaici e la conseguente produzione di energia elettrica, pur non rappresentando una attività agricola, rispetta, potenzialmente, tutti i requisiti richiesti dalle normative europee affinché l’azienda agricola possa continuare a beneficiare del sostegno della PAC sui terreni interessati dall’impianto, proprio perché tali soluzioni hanno un effetto positivo, e non di ostacolo, sulle attività agricole e zootecniche svolte su questi stessi terreni.
IN ATTESA DEL BANDO PER L’AGRIVOLTAICO
È prevista entro la fine dell’anno l’attivazione da parte del Ministero della Transizione ecologica di una misura per gli investimenti sull’agrivoltaico a valere sui fondi del Pnrr.
Nell’ambito di una consultazione pubblica attivata dallo stesso Ministero nel mese di luglio, sono stati anticipati alcuni criteri che saranno (al netto di possibili variazioni) presumibilmente inseriti nel bando e relativi al regime di aiuto, ai beneficiari e ai requisiti impiantistici. In particolare, per quanto riguarda la previsione di aiuto si fa riferimento ad un contributo in conto capitale fino al 40% dell’investimento e una tariffa incentivante per 20 anni. I beneficiari potranno essere imprese agricole o associazioni temporanee di imprese, che includono almeno un’impresa agricola, e che abbiano un titolo abilitativo alla costruzione e all’esercizio dell’impianto e un preventivo di connessione alla rete elettrica accettato in via definitiva. Tra i requisiti impiantistici sono stati indicati:
- una potenza nominale dell’impianto superiore a 300 kW;
- una superficie minima destinata all’attività agricola pari almeno al 70% dell’appezzamento oggetto di intervento;
- una superficie complessiva dei moduli rispetto alla superficie totale occupata dal sistema agrivoltaico non superiore al 40%.
Linee guida agrivoltaico